Quesito di natura tecnica ma nemmeno troppo.
La curiosità di ritrovarci tra i decimali di qualche grafico a colonna ci solletica tutti, anche soltanto per capire quanto anticonformisti dovremmo essere in un universo nel quale l’omologazione, a tratti, sembra farla da padrona e, in altri casi, dà la sensazione di essere il linguaggio planetario o, almeno, l’unico globalmente compreso.
L’esercizio interessante è capire se, come e quanto siano cambiate le abitudini prese durante il triennio oscuro della pandemia, perché usciti dall’ora più buia (parecchie, per la verità) diamo la sensazione di essere diversi da come ci siamo entrati.
Tre dati su tutti per offrire una prima, larghissima, panoramica: rispetto al 2021, siamo stati più attivi sui social, continuano a piacerci di più i contenuti video e, se c’è un influencer di mezzo, il marketing vola!
Gli italiani stanno inesorabilmente invecchiando e l’86% di noi, corrispondente a 50,78 mln d’individui, è un abituale utilizzatore dell’internet, il 74.5% (43.90 mln) è attivo sui social e si contano 78.19 mln di connessioni da mobile, corrispondenti al 136.2% della popolazione, cioè a dire: ci sono più telefonini che italiani? Decisamente.
Dato significativo: passiamo meno tempo on line ma di più sui social e ci connettiamo giustificando a noi stessi, e al sondaggista, che l’atavica necessità di essere informati, e rimanerci, è la motivazione che ci pungola le terga e ci costringe a farlo.
Computer e tablet non si usano più per navigare, nel senso che cala il loro utilizzo per questo scopo, quindi, il cellulare resta saldamente il mezzo preferito per tuffarci nella rete. Tra l’altro ci giochiamo le diottrie davanti ai 5 pollici di uno smartphone per guardare in larga parte contenuti video: il 91% del campione intervistato asserisce di essere in fissa per robetta leggera, tipo comedy o meme e video d’influencer.
Un dato curioso reperito dalla rete al fine d’informarmi e d’informarvi (scopo che tutti indicano essere il solo per il quale aprono, che so, ad esempio, Instagram (!?)), ci dice che nel 2022 il 28% degli italiani era analfabeta funzionale, tradotto: non era in possesso delle abilità necessarie a comprendere appieno e usare le informazioni quotidiane che lo bombardavano e ci bombardano anche oggi.
Nel 2015 annoverati in questo circolo della beata ingenuità erano il 20% di noi peninsulari, chissà quanti saranno nel 2023…
Ma questo cosa c’entra, chiederete voi, col mood in crescita che ci vede passare le ore ad abbeverare i neuroni con bicchieroni di reel psichedelici, dai ritmi serratissimi e dai contenuti discutibili?
Nulla, decisamente nulla.
Difatti torniamo a bomba alle nostre tendenze social: il campione più alto degli intervistati afferma che anche l’utilizzo di queste piattaforme è finalizzato a informarsi ma (attenzione - attenzione!) il 46% dell’Italia internauta, cioè i secondi classificati del sondaggio, fanno outing e dicono la verità, ammettendo che le quasi 2 ore al giorno, di media, che spendono sui social sono motivate dalla noia: servono a passare il tempo, a ciurlare nel manico, detta fuori dai denti.
E cosa capita di fare mentre ti annoi?
Cazz… ehm… spendere soldi!
Infatti, anche se rispetto alla privazione di movimento imposta durante il lockdown, dichiariamo di acquistare un po' meno dalla rete, la statistica di chi fa la spesa on line è in aumento, nonostante questo pare che soffrano tutte le categorie di consumo tranne il fashion, il travel e i giochi per mobile. Ve lo riscrivo: nel 2022 l’occidente italico post covid19, afflitto-da-un-conflitto che segue comodamente a puntate dalla poltrona di casa, fa segnare un +7.7% nell’acquisto di materiale ludico per telefonia mobile. Rivelatore sarebbe comprendere quanto di questo capitale umano decida di mettersi definitivamente in gioco accaparrandosi l’ultimissima versione di rompicapo pensato per vagliare il QI, necessario ad approcciarsi al mondo come volontà e rappresentazione, mera curiosità personale di nessunissimo interesse.
Almeno non tanto quanto quello suscitato dal sapere che per far star su il fashion nelle classifiche di vendita, e quindi scoprire nuovi brand, il mezzo più utilizzato sono i motori di ricerca. Ma a sorprendere davvero è il secondo gradino del podio di questa categoria, conquistato dalla pubblicità della tv generalista, dato dal sapore di una Milano-da-bere-rampante e pace all’anima sua e condoglianze a quelli che ci son venuti su grossi. Mentre la medaglia di bronzo fa esclamare “gallina vecchia fa buon brodo” perché nell’era del digital marketing a spingere all’acquisto di nuovi prodotti è ancora il passaparola da mercato rionale.
Ma siccome nulla viene lasciato al caso nella galassia in cui l’algoritmo è il deus ex machina, la spesa per la pubblicità digitale fa segnare un +9%, un 15% del quale è merito degli influencer che collaborano con i marchi al fine di centrare l’obiettivo di convertire in appagamento monetario il loro lavoro.
Numeri che ci fanno sentire piccoli:
- Popolazione mondiale: 8 miliardi di persone;
- Connessioni mobili da cellulare: 8.46 miliardi;
- Utilizzatori di internet: 5.16 miliardi;
- Utilizzatori attivi dei social: 4.76 miliardi.
L’Europa è l’area del pianeta con la più alta percentuale di fruizione della rete, dei social e delle connessioni mobile.
Il genere umano non è mai stato, prima di oggi e nella sua storia, tanto vicino a sé stesso, così capillarmente connesso e con l’obiettivo tanto centrato sul suo essere civiltà.
Ma il fine resta pratico: CONVERTIRE, ragione per la quale diventa indispensabile affidarsi a chi i numeri riesce a tradurli in realtà.
Del resto, da millenni, la verità è che la rete serve per pescare.